vendredi 23 octobre 2009
Qual’è la frontiera tra un terrorista e un combattente della libertà?
jeudi 22 octobre 2009
Carbon tax?
mercredi 21 octobre 2009
Dove si trova il Monte Bianco ?
ITALIA-ERITREA
mardi 20 octobre 2009
Una serata da non mancare!
L'Association Culturelle Piazza Grande vous invite
vendredi 16 octobre 2009
Hermes...
Nella mitologia greca, Hermes è il dio dei confini. Ma è anche quello dei viaggiatori, dei pastori e dei mandriani, degli oratori e dei poeti, della letteratura, dell’atletica, dei pesi e delle misure, del commercio e dell’astuzia caratteristica di ladri e bugiardi ed accompagna anche le anime nel regno sotterrane dell’Ade...tenuto conto di tutte queste funzione pensare i confini non è affare facile.
Se ci sono tanti problemi con i confini è perchè Hermes non mantiene piu l’equilibrio.
Con il mito, si puo capire come si organizza il mondo dei confini. Hermes è dio dei confini in un duplice senso: prima, protegge la casa e le greggi e poi protegge le strade mantenendole percorribili; fa anche il messaggero tra gli dei e gli uomini, permettando gli scambi tra di loro ed evitando una contaminazione tra il regno divino e quello umano, senza lui si puo avere una forma di perdita delle reciproche identità.
Nel Pantheon greco, Hermes è spesso rappresentato con Hestia, la dea del centro della casa, loro due rappresentano la continuità e la stabilità. Quest’associazione insista sulla necessità di un’articolazione costante tra centro e confini. Il mondo umano è polarizzato con un dentro e di un fuori. Il "dentro" rassicurante e il "fuori" inquietante.
Hermes è il simbolo del passaggio dalla chiusura del privato all'apertura del pubblico.
Ma cosa si passa quando Hermes sostituisce Hestia?
Se si perde il punto di riferimento c’è il pericolo di uno sviluppo di un comportamento ossessivo. In questo caso si vede bene l’importanza del controllo sui limiti che separa qualcuno dagli altri.
Un’ altro problema può risultare della perdita di questo punto: un’intruzione nella vita privata perchè non si sa più dove commincia ne' dove finisce la proprietà privata. Bisogna pensare al espansione del mercato e alla globalizzazione che sono la rapresentazione di questa perdita di punto di riferimento dove lo spazio di communicazione e di consumo non si distinguono più di quello della vita privata. O ancora quando il potere politico si incrosta in tutti campi della vita privata. Si puo allora dire che Ermes ha sostuito Estia, confondendo il dentro e il fuori, cancellando la frontiera tra interno-esterno. Questa sostituzione è all’origine di una riorganizzazione del modo di vita di ognuno che deve imparire a vivere con queste nuove regole senza pero dimenticare che c’è bisogno di mantenere uno spazio privato.
Diventa necessario ritrovare quell’equilibrio greco: non si deve avere un centro chiuso, bisogna al contrario che questo spazio possa essere percorso: è il caso dello spazio pubblico politico, per la maggior parte sempre in movimento, questo spazio è un passaggio dalla chiusura del privato all'apertura del pubblico, rappresentando il passaggio dell’introversione all’estroversione di una persona.
Le frontiere nell'Africa del Sud
L’Arica del Sud fù e è ancora l’illustrazione di molte frontiere.
Nel passato di questo paese, delle frontiere si sono svilupati con l’apartheid. L'apartheid fu adottato dal “nazionalista del Sudafrica” (NP) dopo la seconda guerra mondiale.. Quest’idea politica è nata durante la seconda guerra mondiale con un gruppo di intellettuali afrikaner influenzati dal nazismo . La filosofia di quest’ideologia difendeva la segregazione razziale per escludere e isolare un individuo sulla base dell’appartenanza a une razza.
Quindi la popolaziona era divisa tra i neri, i bianchi, gli indiani e i mezzapelle.
Erano diverse frontiere che divisevano questi gruppi etnici:
• Delle frontiere politiche: per esempio, una legge privava i non bianchi della cittadinanza sudafricana e dei diritti politici. I non bianchi non potevano votare per gli elezioni o essere eletti. Inoltre, le leggi proibivano quasi tutte le relazioni interrazziali, istituivano luoghi pubblici separati (banchi, bagni).
• Delle frontiere geografiche: la separazione dei bianchi dai neri nelle zone abitate da entrambi. I quartieri erano per i bianchi o non bianchi.
• Delle frontiere economiche: qualchi mestiere erano riservati dai bianchi
• Delle frontiere sociale: c’era la proibizione dei matrimoni interrazziali; c’era probito di avere dei rapporti sessuali con una persona di razza diversa
La liberazione di Nelson Mandela negli anni novanta decretò la fine dell'apartheid.
Da qualchi anni, c’è une riconecenza delle queste frontiere ingiuste.
La Commissione per la Verità e la Riconciliazione, istituita nel 1995, face un lavoro per raccogliere testimonianze sul non rispetto dei diritti umani durante questo periodo. Ha concesso l’amnistia dalle personi che confessano i loro crimi comessi per rispetere le instruzione del governo.
Inoltre, l'apartheid è stato proclamato crimine internazionale da una convenzione delle Nazioni Unite, entrata in vigore nel 1976 (International Convention on the Suppression and Punishment of the Crime of Apartheid). È stato recentemente riconosciuto nella lista dei crimini contro l'umanità che la Corte penale internazionale può perseguire.
Nonostante ciò delle nuove frontiere che erano rinasciati. Un documentario di Arte sviluppa questa idea di « poveri bianchi » mostrevando che vivono nei quartieri isolati delle città. Sono i nuovi esclusi. In oltre con l’ « affirmative action » instituata qualchi anni fà, molti mestieri sono riservati ai neri. Quindi, il racismo e delle frontiere sono ancore presenti tra i gruppi razziali nell’Africa del Sud.
Clémentine
mardi 13 octobre 2009
LAVORA O SEI DISINTEGRATO!
Nelle nostre società contemporanee, c'è una frontiera ,costruita dagli uomini, tra la gente che lavora e quella che è disoccupata. Il lavoro non è solo un mezzo per sostenere le loro esigenze, ma da anche un stato sociale.
Avere un lavoro è necessario per incontrare degli amici, di potere parlare in società e sopratutto di essere credibile. Quando qualcuno deve dire che non ha un lavoro, lui confessa di essere disoccupato più che dice.
Per esempio, quando andiamo al ristorante con amici, parliamo tutti del nostro lavoro o delle storie d'ufficio. E se non siamo parlando del lovoro, parliamo delle cose che abbiamo comprato, vestiti, macchina etc. E il disoccupato? Non può parlare di queste cose. Allora si tace.
Dunque c'è chiaramente una frontiera tra quelli che sono nella società, gli insiders, e quelli che sono a l'esterno, gli outsiders.
E questa frontiera è molto difficile a superare. Perchè gli insiders mettono ostacoli per impedire agli altri di entrare nel loro mondo; chi sa, lui potrebbe prendere mio lavoro?
E se la disoccupazione diventa una disoccupazione di lunga durata, allora può diventare un'esclusione sociale.
Per i lavoratori esiste un network sociale stabile a per gli altri c'è solo l'esclusione. L'integrazione sociale non funziona.
Tra l'esclusione e la vita lavorativa, la frontiera ha la pelle dura.
Gabriel Lalande
immigrati o extracomunitari?
Se ci fermiamo un attimo sulla parola extracomunitario che cosa ci viene subito in mente? A che cosa ci fa pensare? Letteralmente l’aggettivo extracomunitario indica cose e persone che appartengono a (o provengono da) paesi estranei alla Comunità europea.Ecco per la definizione formale.
Quindi questa parola,se la prendiamo letteralmente, dovrebbe applicarsi a tutti gli abitanti dei paesi non Comunità Europea. Sappiamo invece che non è cosi:quando si parla di extracomunitari si riferisce quasi esclusivamente agli immigrati che vengono dall'Africa,oppure dei paesi del Est. Fattevi questa domanda:Qualcuno di voi ha gia sentito un italiano riferirsi ad un cittadino svizzero chiamandolo extracomunitario??Ovviamente la risposta è no....Perche con questa parola la lingua italiana dà la possibilta di identificare lo straniero come un "cosa" negativa per il benessere del paese.Anzi i concetti introdotti da questa parola sono due: Il primo è il riferimento alla Comunità Europea,e da un certo punto alle sue frontiere(anche se è difficile delimitare le frontiere dell'Unione Europea).Il secondo è proprio il modo negativo in cui lo straniere,l'immigrato viene chiamato:è cosi che si puo identificare il nemico.
EXTRACOMUNITARI si traduce "voi non fate parte ne della nostra zona, nemmeno della nostra cultura".E un messagio violente mandato agli immigrati.Con una parola sola si puo indovinare qual è la paura di una parte della popolazione italiana,lo straniero.Nasce un sogno claustrofobico di isolamento.E questa la vera frontiera dietro della qualle tanti italiani cercano di protegersi....
Pero se questa parola ci spaventa noi francesi,i soliti difensori del uguaglianza tra gli uomini,se no esiste nel vocabolario francese,chi puo affermare sinceramente che la paura dello straniero non è presente oggi nella nostra società?Abbiamo altre barriere,alle frontiere insormontabili per chi vuole integarsi.....
mercredi 7 octobre 2009
NAUFRAGARE OLTRE LA FRONTIERA DEL DEFINITO
Provate a immaginarvi una frontiera. Raffigurandovela troverete di certo un' unica funzione a questa linea reale o immaginaria, cioè quella di separare, dividere e mettere in confronto tutto ciò che ci circonda. Questa parola perciò circoscrive e compartimenta il mondo, basta solamente scegliere un campo che svelerà le diverse delimitazioni che ci circondano e/o costruiscono. Cosi Nicolas tratterà delle frontiere trà razionalità e l’inconscio, mentre Romain svelerà attraverso Chatwin lo sboccare d’ell’uomo nomade che si libera dalle frontiere della sedentarietà. La frontiera è ovunque una barriera, un impedimento tra due possibili, un muro di Berlino che imprigiona e costringe.
Cosi mi stavo morfondendo in una visione strettamente pessimistica della frontiera quando ebbi finalmente l’idea di una lieta e costruttiva frontiera, quella che esclude allo sguardo di Leopardi le valli di Recanati. Quest’ostacolo visivo prende la forma du una siepe in cui il poèta dell ottocento si confronta mentre stà componendo il suo celeberissimo infinito e che gli permette di immaginare quello che c’è oltre. Con lo sguardo impedito da questa frontiera ci si può interrogare sul perchè dell’amore che l’autore porta a questa « cara » siepe. Per quale motivo questa barriera può rivelarsi per lui una fonte poetica dell’immaginazione che, invece di separarare due universi, trasforma l’ostacolo in un ponte tra realtà e immaginario. La siepe imprigiona magari lo sguardo, ma libera un’immaginazione capace di figurarsi quel che c’è dietro. Sradicandoci così dalla prigione dei nostri sensi si puo raggiungere con la forza del pensiero la soddisfazione delle illusioni indefinite. La siepe di Recanati non limita affatto le nostre possibilità, ma catalizza invece una fantasia che ci propone un’avventura intima, una contemplazione del vago come lo dice lui stesso nello Zibaldone : « l’anima immagina quello che non vede, che quell’albero, quella siepe, quella torre qli nasconde, e va errando in uno spazio immaginario, e si figura cose che non potrebbe, se la sua vista si estendesse da per tutto, perchè il reale escluderebbe l’imaginario ». Si sostituisce cosi al reale una finzione immaginaria che mette in moto un universo temporalmente e geograficamente infinito (lo dice usando les parole « interminato spazio », « sovrumani silenzi » o ancora « profondissima quiete »). Per la prima volta « l’ermo » colle che personalizza la frontiera non è solamente un elemento di esclusione ma di dialogo trà quello che è reale e quello che è immaginato. Se mi posso permettere una metafora avventurosamente poetica, vedrei l’ostacolo del monte Tabor come l’asse di un altalena che permette un dondolio, un movimento tra la precisione delle sensazioni reali e lo smarrimento indefinito e vago dell’immaginazione. In altri termini questa barriera à il punto di riferimento trà la tristezza di un esattitudine reale e il vagheggiamento felice nel territorio immenso del sogno come lo esprimodo i due ultimi versi della poesia : « (…)così tra questa/ immensità s’annega il pensier mio/ e il naufragar m’è dolce in questo mare ».
Entousiasta nella dinamica costruttiva e dinamica di questa frontiera mi sono chiesto se fosse possibile dare un’ impressione magari piu estetica della relazione trà il vago immaginato e la precisione realistica nella poètica leopardiana. Godendo peraltro di un supporto web, straodiarianamente più diversificato che il foglio scritto, mi sono convinto ad includere un veicolo fotografico alla mia analisi. E cosi eccomi sceso per strada davanti a casa mia alla ricerca della propria siepe. Dopo qualche instante di ricerca mi trovai qualche sogetto di studio, ossia un pugno di cespugli che delimitano la banchina pedonale. Troverete di certo un po inutili questi intrallazzi, rivelando inoltre nelle mie pratiche un dilettantismo ingenuo. Magari. Nonostante ciò vorrei far spuntar fuori una rappresentazione grafica di quel che puo essere la frontiera tra la precisa materialità della siepe e il metafisico vago secondo piano. Quest ultimo è senzaltro l’humus di un’ immaginazione indefinita. Provocando una profondità di campo ristretta al minimo con un focus sui dettagli della pianta, la sfumatura dell’orrizonte risulta evanescente e vaporosa. Al di là dei fogli volutamente precisissimi in dettagli anatomici, lo sfocamento del mondo reale è spinto al massimo. Sono perciò i contorni del cespuglio che servono da frontiera tra il definito e il vago, rivolgendo a noi spettatori il dovere di immaginare, di costruirci il nostro mare di sogni, per poter infine « naufragarci » del tutto. Solo con questa frontiera della fantasia si può sorpassare un mondo talvolta insopportabile. Qui io ci vedo un bell' insegnamento: non dimentichiamoci mai di perderci, ecco quel che ci insegna Leopardi.
LA POESIA E LA SUA TRADUZIONE FRANCESE
L’INFINI
Toujours elle me fut chère cette colline solitaire
et cette haie qui dérobe au regard
tant de pans de l'extrême horizon.
Mais demeurant assis et contemplant,
au-delà d'elle, dans ma pensée j'invente
des espaces illimités, des silences surhumains
et une quiétude profonde ; où peu s'en faut
que le cœur ne s'épouvante.
Et comme j'entends le vent
bruire dans ces feuillages, je vais comparant
ce silence infini à cette voix :
en moi reviennent l'éternel,
et les saisons mortes et la présente
qui vit, et sa sonorité. Ainsi,
dans cette immensité, se noie ma pensée :
et le naufrage m'est doux dans cette mer.
Giacomo Leopardi
L’INFINITO
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
de l'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.
Giacomo Leopardi
mardi 6 octobre 2009
Al di là delle frontiere fisiche si trovano delle frontiere mentali
C'è chi conta quante volte si è lavato le mani perchè ha una fobia dei microbi, c'è chi evita di camminare sulle bande bianche per la strada perchè lo disturberebbe profondamente farlo. La Sindrome ossessivo-compulsiva è una di queste frontiere mentali che fanno sì che non abbiamo tutti la stessa percezione del mondo. Significa che questo mondo che dividiamo tra noi tutti non è realmente lo stesso, difatti circa una persona su cinquanta è affetta da DOC; non è dunque un caso raro al livello globale.
Altre frontiere a una vita calma sono la Sindrome da deficit di attenzione e l'iperattività, ben conosciuti dai bambini perchè spesso sono stimulati grazie a medicine come il Ritalin. Il deficit di attenzione e l'iperattività impediscono il concentrarsi soprattutto quando l'attività, la lezione, ciò che si sta facendo non interessa la persona che ne soffre. Niente è peggio della noia. Occore liberarsene ! Allora ci si agita perchè si necessita di dopamina. Si nota l'uso abuso di psicotropi in paesi come gli USA dove il 16% dei bambini prendono della Ritalin - quando sono fortunati e non si vedono prescritte medicine molto più potenti e usate nel trattamento della schizofrenia come il Risperdal o Zyprexa - mentre solo l'1,6% dei bambini soffre realmente di un problema di scambio di dopamina al livello sinaptico e può dunque essere trattato. Gli altri hanno solo bisogno di imparare a controllarsi.
Un'altra frontiera è quella della propria malattia, cioè la schizofrenia. Quando si pensano le proprie ossessioni como vere mentre esistono solamente nella mente, il mondo esterno non è più il luogo dove si vive. L'autismo pure esclude : il 50% degli autisti non comunica verbalmente. L'altra metà non percepisce il mondo nello stesso modo di noi, non reagisce a un certo linguaggio che non è formalmente stabilito da parole che hanno uno senso preciso.
Le frontiere mentali che mettono più o meno da parte le persone sono numerose e la gente che ne soffre non è un'eccezione nella società attuale. Bisogna adattare allora la società affinché questa gente sia più capace di vivere, cioè siano facilitati gli accessi ai trattamenti, e il modo in cui e il luogo dove sono trattati i malati.
Perchè si deve ben scegliere qualcuno!
Primo era l'ebreo, poi la donna. La sua inferiorità non faceva nessun dubbio, e tutti gli uomini erano daccordo per dargli il ruolo di quella che sia inutile. Poi, perchè hanno comminciato a chiamare l'egalità, la politica gli ha roconosciuto qualche diriti e oggi ognuno dice che sia l'eguale dell'uomo. Anche se è evidente che ci sono ancore molte inegualianze di fatti (salari, pensioni…) e soprattuto inegualianze nel immaginario colletivo.
Si usa ancora la donna per vendere qualunque cosa, si pensa ancora che il cervello feminile sia piu picolo, si mette la donna nuda in vetrina in Bruxelles, coperta dalla testa ai piedi dai piu retodradi dei musulmani, si perdona il stupro ai registi famosi. Pero la Segolene Royal è andata al secondo turno, in Germania hanno per la seconda volta la Angela Merkel, e anche in paesi del Sud, si fiducia nelle capacità politiche della donna. Infatti oggi la società si è scelta un nuovo capro espiatorio.
Una volta ancora, è molto facile a riconoscere. Ha il viso diverso, la faccia "abronzzata" come si piace a ripeterlo il Premier dell'Italia. René Girard, grande sociologo francese, ha scritto un libro su questo fenomena sociale che consiste a sempre trovare il nemico perfetto, quello che è a l'origine di tutti i disordini della nostra società. Girard spiege che la società crea quest'individuo per lottare contro la violenza che nasce della concorrenza che c'è fra le personne e che è dovuto al "volere scimmiottare". Perchè tutti si uniscono contro di lui, la società ritrova la pace.
Oggi in Francia le associazione chiedono alla polizia di smettere i controlli di identità sistematichi. Quello che si fa controllare potrebbe chiedera alla poliza il certificato di controlo e si potrebbe sorvegliare quante volte i poliziotti dano questo certificato. Lo scopo sia quindi di limitare le discriminazione razziale.
Pero chi potrebbe oggi prendre il posto dell'abbronzato? Oggi, chi si puo detestare di piu dello straniero (o da quello che assomiglia a uno straniero)? Forse il Cinese. Il livello di tolleranza al razzismo anti-asiatico è piu elevato che quello delle altre communautà? Per Dominique Sopo, presidente dell'associazione SOS-racisme in Francia, questo è verro oggi ; "Non ci sono contenziosi coloniali tra i Francesi e gli Asiatici come se ne puo esistere tra la popolazione francese e i Nero o gli Arabi. "
vendredi 2 octobre 2009
"I shall be gone and live or stay and die"
Il viaggio. Una parola che sveglia nel cuore di chi sa ascoltarla, un sentimento di sogno, di movimento continuo, di libertà.
Attraverso il viaggio immagini il superare i confini, il camminare con lo scopo di trovare qualcosa: probabilmente la pace interiore. Cosi certi grandi viaggiatori ci insegnano il senso del nomadismo; Henri de Monfreid, Nicolas Bouvier, Joseph Kessel, Slavomir Rawicz... Ma quello che ci interessa di più è l'affascinante Bruce Chatwin. Nato nel 1940, questo inglese di Birmingham doveva già per forza essere predestinato al viaggio. Infatti ci spiega lui stesso le origine linguistiche del suo cognome: "Mio zio Robin, il suonatore di fagotto,affermava che chette-wynde significava sentier sinueux nella lingua anglosassona" (cf Anatomy of restlessness, Jonathan Cape, 1996). Per ciò il piccolo Bruce era apparso sulla Terra con già l'idea che il suo futuro sarebbe stato pieno di sorprese.
Bruce Chatwin è anche il narratore delle proprie avventure di viaggio. Avventure che ci trasportano nel mondo con solo la potenza del pensiero. Ma avventure anche completate da un'immensa cultura che ci fa scoprire il naturale nomadismo dell'essere umano. I temi principali che troviamo nella letteratura di Chatwin sono sicuramente legati a questo concetto: le radici e lo sradicamento, l'esotismo e l'esilio, la proprietà e il rinunciare, la metafisica del nomadismo. Cosa intede con "nomadismo"? Secondo lui la parola è stata definita ben male dal dizionario. Il nomada non è quello che vaga alla deriva, il vanderer. Etimologicamente legato al latino e al greco, il concetto viene dal verbo "pascolare". Infatti le culture tribbali seguono un comportamento abbastanza tradizionalista, che spesso si riferisce alle stagioni. Le migrazioni si operano secondo un abbitudine già fissata dalle tradizioni secolari e sono soggette ad eventuali cambiamenti soltanto in caso di aridità o di catastrofa naturale. Il nomada segue in genere il movimento del cibo, ossia degli animali che caccia. Ma innanzitutto, Bruce Chatwin ci invita nel capire cosa rappresenta il concetto stesso di nomadismo all'interno delle nostre società contemporanee. Si potrebbe riassumere tutta la sua visione con un'unica domanda: Siamo sicuri che l'umanità possa trovare la sua pace interiore rimanendo rinchiusa nella "gabbia cittadina"? Almeno lui non lo crede affatto. E riferendosi a Pascal, ci spiega che tutta la tristezza dell'uomo è dovuta alla sua incapacità a restare tranquillamente in una stanza: "La nostra natura si riferisce al movimento. L'unica cosa che ci consola dalla nostra miseria è il divertimento".
In questo senso, il nostro avventuriere Bruce vede il nomadismo come l'ossigeno dell'umanità. Rimanere intrappolato in una stanza con le serrande chiuse deve per forza condurre l'uomo verso la follia. Cosi, l'idea del movimento continuo riflette il cambiamento che diventa quanto l'acqua e il cibo, una necessità vitale. Bravo Chatwin che prende Montaigne come punto di riferimento: "Il viaggio mi sembra un esercizio profitabile. L'anima ci trova una continua esercitazione a notare le cose sconosciute e nuove e non conosco migliore scuola che possa strutturare la vita seno proporli sempre la diversità di altre vite[...]".
A Ibn Battuta, gran' medico e infatigabile vagabondo arabo, completare quest'idea dicendo: "Quello che non viaggia, non puo conoscere il valore degli uomini".
Per concludere sù questo breve riassunto della tematica principale del nostro grande Chatwin, dobbiamo anche pensare il viaggio come modo di strutturare la coscienza. In quel senso che lo sviluppo della curiosità spontanea aiuta a crescere con il mondo che ci circonda. I bambini sviluppano la loro imaginazione e la loro arte grazie allo sforzo di scoperta e di comprensione di tutte le cose attorno alloro.
L'uomo a sempre camminato. Puo essere che il nomadismo sia il suo stato naturale, il modo di esistere veramente come individuo libero e in pace con se stesso.
Emerson: "[...] et ce bénéfice est réel, parce que nous avons le droit à ces élargissements, et, une fois ces frontières franchies, nous ne redeviendrons jamais plus tout à fait les misérables pédants que nous étions".
Romain Eychenne