Qual’è la frontiera tra un terrorista e un combattente della libertà?
Dall’undici Settembre, il mondo sembra avere scoperto l'ampiezza del terrorismo e le sue implicazioni sui civili. Con l’aumento dal 2003 degli attacchi terroristi (nazionali, ma non internazionali), ci si continua a interrogare a proposito dello statuto delle persone coinvolte in questi atti? Cioè quale reazione devono intraprendere gli Stati riguardo agli autori dei turbamenti. Con la reazione degli Stati si definisce anche la risposta del diritto nazionale e internazionale di fronte alla violenza e alle azioni clamorose. Ci sono due opzioni : o l’autore dell’atto è considerato come un “agente del male”, cioè come un terrorista, o all'inverso, come un individuo che segue le sue credenze politiche che possono giustificare l’uso della violenza (se permette come in Montenegro di accelerare un processo politico iniziato da lungo tempo), cioè come un combattente della Libertà. Ma, chi decide dell’etichetta da dare? Qual’è la frontiera tra un terrorista e un combattente della libertà?
Per prima cosa, si deve studiare la motivazione dell'autore. L’atto terrorista si definisce come l’atto di un gruppo che vuole imporre un cambio politico, sociale o giuridico grazie all’uso del terrore. Un combattente della libertà si oppone a uno Stato perchè considera che quest’ultimo non rispetta i diritti di una minoranza del popolo. Dunque, tutti e due hanno obiettivi politici e usano la violenza per dare più rilievo alle loro azioni.
Secondo, possiamo vedere qual'è il tipo delle loro azioni : la violenza è usata da entrambe le parti. In ogni caso, si nota una differenza nel grado della violenza e nelle persone mirate. Il terrorista sarebbe più violento, e i suoi attacchi sarebbero indiscriminati. Mentre il combattente avrebbe il potere, cioè i delegati o gli ufficiali, di scegliere la propria vittima, e non farebbe niente ai civili “innocenti”. Ma queste differenze non sono una regola rigorosa.
Ci sarebbe allora una frontiera specifica, quella data dagli Stati. Per uno stato come Israele, i Palestinesi sono dei terroristi, mentre per gli altri paesi arabi, è il contrario. Nelson Mandela è stato considerato come un terrorista quando c’era ancora l’Apartheid. Oggi è un eroe che ha vinto il razzismo di stato e dato un esempio di causa giusta da difendere anche se si deve entrare in conflitto con lo Stato, istanza suprema nell'ordine mondiale.
La frontiera non si trova nella definizione, neanche nell’analisi dei fatti, ma nella soggettività dello Stato il cui territorio è il teatro degli attacchi terroristi. Non è impermeabile la frontiera tra un terrorista e un combattente della Libertà. Il tempo e la comunità internazionale sono i due elementi che possono tracciare una frontiera.
Mélaine Benassi
Interessante e ben scritto !
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